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Il Tantrismo, una psicologia naturale

Filosofia pratica, psicologia e spiritualità naturale che ha per fine la libertà

Il Tantrismo, una psicologia naturale
22 febbraio 2007

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Glossario sanscrito

La parola tantra deriva da due temi: tan, che significa stendere e tra, liberare. I Tantra sono libri in cui si esplicita la stesura di metodi atti a conquistare la libertà. Il tantrismo è una filosofia pratica, una psicologia e una spiritualità naturale che ha per fine la libertà. I testi più antichi risalgono ai primi secoli dell'era volgare e la loro elaborazione non è mai cessata; non appartengono a un'epoca, a una scuola, a una religione, a un popolo preciso; culti, scuole, popoli tra loro rivali posseggono ciascuno i propri Tantra.

La prima forma di libertà è quella dal conosciuto. Il tantrico, dovunque e comunque lo incontri, è sempre un personaggio capace di destrutturare il tuo mondo di opinioni: presenta la possibilità di un cammino controcorrente rispetto a quello tracciato dalle tue conoscenze; di una percezione naturale, cioè non mediata da valori percettivi comuni, della realtà.

Da un punto di vista psicologico, in ogni cammino tantrico l'innocenza dei sensi è la chiave dell'esperienza di sé. Ciò che rende i sensi vittime dell'ipnotismo comune è la paura, la quale spinge l'individuo a conformarsi. Causa della paura è l'attaccamento a sé, o senso dell'ego. Tutti i metodi tantrici, dallo yoga indiano a quello tibetano, dalla meditazione induista a quella buddista, hanno come effetto lo scioglimento degli attaccamenti, quegli stessi attaccamenti, quel medesimo senso del vantaggio e dello svantaggio personale, il calcolo razionale, sul quale le culture, le economie, le società sono fondate.

Ogni cultura può essere vista, nella sua essenza immediata, come l'espressione di un tentativo umano di fuga dalla morte.

La tradizione tantrica esiste come forma di manifestazione dell'esperienza del sacro, intesa quale alta capacità di darsi. Il tantrismo, dunque, è una riflessione sulla morte, sull'amore, sulla bellezza e sulla giustizia, riflessione che non esiste se non in presenza del manifestarsi dell'esperienza stessa. Le tecniche tantriche sono strumenti estatici di evocazione di quella esperienza; ciò fa sì che l'intera ritualistica tantrica ruoti intorno al tema del sacrificio.

Estraneo alle religioni ortodosse, il tantrismo costituisce uno dei più vasti movimenti spirituali dell'India, ma non solo. Filosofia e psicologia astorica per eccellenza, la tradizione tantrica ha raccolto in sé l'eredità delle tradizioni sciamaniche e animiste pre-buddiste e pre-induiste sviluppandole in un corpus di testi la cui codificazione risale a varie epoche ed è ancora viva ai giorni nostri: i Tantra, per l'appunto.

Ma la tradizione senza tempo è anche la tradizione apolide che, con diverse vesti e nomi, si ritrova in Oriente come in Occidente quale parte connaturante delle tradizioni dei misteri. In Occidente si pensi agli aspetti tantrici dell'alchimia, dei riti templari, dei culti celtici e persino, nel mondo islamico, alle somiglianze evidenti tra le tecniche dell'estasi del sufismo e quelle del tantrismo.

Lo yoga è l'aspetto più pratico del tantrismo indiano e tibetano ma, in senso allargato, esso assume molteplici connotazioni a seconda del tessuto socioculturale nel quale si innesta: vi è uno yoga tantrico buddista, uno yoga tantrico induista, uno yoga tantrico antico e uno moderno, uno yoga tantrico occidentale spesso identificato con l'alchimia, uno yoga tantrico islamico, come è anche stato definito il sufismo, e vi è persino uno yoga tantrico in Estremo Oriente, identificato con lo Zen.

Con la parola yoga si definisce un cammino di risveglio della consapevolezza atto a portare l'uomo alla liberazione a mezzo della unione con la natura divina. In perfetta sintonia con la filosofia tantrica, tutte le forme di yoga comprendono l'utilizzo del corpo come strumento della liberazione.

Nel tantrismo non è presente una concezione metafisica, semmai la tradizione tantrica tramanda una visione animista e sciamanica in cui la divinità è un tutt'uno con la natura e con il corpo. Nella prospettiva metafisica la salvezza è nel trascendimento della dimensione naturale del limite, ma nel misticismo naturale, essere uno con la divinità significa essere uno con la Grande Madre, con la terra, che è anche oscurità, che è anche morte, che è anche dolore, che è fondamentalmente limite. Il tantrico, dunque, aspira ad essere uno con il limite, senza speranza di riscatto e senza paura, ma semmai ritrovando una percezione libera, selvaggia, autonoma del limite che, in condizioni non socialmente gestite, si rivela pura forza e conoscenza.

Liberarsi dall'idea che ciò che è luminoso tale invece non sia, liberandosi dalle aspettative e dai timori è un'essenza dell'insegnamento tantrico.

Il tantrico non aspira a sovvertire l'ordine delle cose ma a liberare l'anima. In una filosofia naturale le cose acquistano significato grazie all'esistenza del loro contrario: la libertà ha senso unicamente in relazione a un mondo che libero non è. Perciò il tantrico, liberato in vita, fa del mondo un proprio strumento, un mezzo, non un soggetto di una rivoluzione. Tuttavia neppure si deve pensare che il tantrismo sia un cammino di salvazione personale che escluda una salvezza globale: semmai è proprio l'opposto.

La felicità è per il tantrico una meta collettiva, la cui realizzazione non può essere lasciata esclusivamente allo sforzo individuale. Tuttavia il raggiungimento collettivo della felicità è subordinato a certe condizioni epocali il cui manifestarsi sulla terra non è influenzabile a livello individuale. Dinnanzi a ciò il tantrismo non assume un atteggiamento fatalista di attesa passiva, come sarebbe logico (nel tantrismo la logica è una scelta, non un imperativo). Il tantrico sa che la libertà degli altri, in quanto evento interiore, non può essere influenza dagli uni, pur tuttavia offre il proprio essere al servizio della libertà generale.

Nella filosofia naturale il limite e l'impossibilità non esistono se non come basi di partenza per aprire infinite possibilità.

In un discorso del 21 Giugno 2005 del primo ministro bhutanese, Jigmi Y. Thinley si legge: «La felicità può essere realizzata come un traguardo sociale, essa non può venire conseguita come obiettivo personale, come fosse una merce, parimenti non può essere perseguita come uno scopo della competizione individuale. La felicità non può venir distribuita agli individui come una merce o un servizio. Tuttavia essa è troppo importante perché venga lasciata al puro sforzo e alla ricerca individuale, senza un impegno collettivo o di governo. [...] Nelle società comuni, a mezzo dell'apprendimento culturale, dell'educazione, dell'insegnamento psicologico, molti sforzi vengono profusi per far sì che le persone cerchino la libertà partendo da una attitudine che nega loro la felicità. Portare alla luce ciò che assilla l'uomo, scoprire ciò che inganna la sua vera natura e rivelare il suo Sé interiore, è un compito assai più elevato che domare la natura e conquistare il mondo esterno.»

Il Bhutan è il solo luogo al mondo che ha per religione ufficiale il buddhismo tantrico Drupa Kagyu. Non solo il tantrismo buddista conserva molti dei tratti fondamentali dell'antica religione sciamanica primitiva, ma, in particolare, il Drupa Kagyu, la forma di tantrismo buddista del Bhutan è, rispetto al Buddhismo Mahayana in generale, il più vicino alla antica religione primitiva, ai culti mitico-simbolici dello sciamanismo ed enfatizza la pratica della disciplina dello yoga tantrico e della meditazione solitaria, secondo l'insegnamento dei grandi yogin tantrici che da Naropa arrivò a Marpa e al famoso poeta mistico Milarepa.

Non si può liberare la mente a mezzo della mente, non si può liberare l'intelligenza se non per tramite di un'intelligenza superiore. Esiste nella natura, nella femminilità, e, dunque, nel tantrismo, una intelligenza mistica che appare un po' come l'altra metà della mela rispetto alla mente logica.

La tradizione tantrica ha la consapevolezza di essere nata oltre la storia, così come sa di essere legittimata da una forza che è oltre la mente; per accedere all'origine di quella forza il tantrico passa attraverso l'esperienza estatica.

La natura dell'esperienza estatica è puramente artistica e creativa: la poesia e l'immaginazione sono gli strumenti dell'estasi tantrica.

È a mezzo della forza poetica che si può creare nella coscienza quello «stato ampliato» nel quale ciò che è immaginato acquista la forza di accadere nella realtà quotidiana. Il grande Aurobindo sosteneva di essere divenuto uno yogin poiché era un poeta. La poesia è da sempre il segreto dell'estasi tantrica. Leggendo le vite dei grandi tantrici (Milarepa, Ma gcig, Padamasambhava, ecc) ciò risulta evidente.

Sbaglia chi ritiene che l'estasi sciamanica sia la conseguenza dell'utilizzo di droghe psichedeliche o di squilibri mentali. Anzi, come sostiene autorevolmente Mircea Eliade, il ricorso alle droghe rappresenterebbe piuttosto un'aberrazione del fenomeno sciamanico, «la decadenza di una tecnica dell'estasi» (Lo Sciamanismo e le tecniche dell'estasi, Mircea Eliade, Edizioni Mediterranee, 1988, Roma, p. 507. Sull'argomento di veda anche alle pp. 442 e 523).

La «percezione libera, creativa» della realtà è dovuta piuttosto all'animo poetico dello sciamano, al suo essersi risvegliato dall'ipnotismo dei valori del mondo e all'aver acquisito un modo libero di percepire la realtà attraverso l'innocenza dei sensi. Tamburo, canto, danza, controllo del respiro e tutti gli altri strumenti della trance, non avrebbero efficacia se non fossero mezzi di una percezione libera.

Il tantrismo è una tradizione nobile la cui simbologia ha lo scopo di risvegliare nella coscienza la capacità di darsi. Le tradizioni dell'anima hanno sempre coltivato il senso del sacro, ovvero il sacruum facere, quell'alta capacità di darsi, la quale contiene in sé sia la guarigione che la liberazione.

La psicologia moderna e la psicanalisi, nella misura in cui sono espressione della visione di una certa classe sviluppatasi in tempi relativamente recenti, la borghesia, concepiscono il simbolo in maniera autonoma rispetto alle tradizioni psicospirituali di natura e i valori interpretativi risultano di fatto ribaltati. Ma sono proprio le categorie diagnostiche e il bisogno di normalizzazione che applicati alla psiche ne causano i disagi.

Il metodo scientifico applicato alla psiche ne determina l'osservazione a mezzo di strumenti di valutazione che dipendono dai valori dell'epoca, dalle mode culturali, dallo spirito dei tempi. La scienza, per via dello strumento discriminante che la produce, la ragione, viene ad essere un prodotto dei valori della società da cui nasce.

In una civiltà in cui il soggetto che detiene il potere del simbolo ed è padrone del linguaggio è il mercato, sono fioriti a dismisura i paradigmi scientifici e pseudoscientifici della psiche, unitamente ai modelli terapeutici proposti per il mercato.

La crisi del metodo scientifico lascia oggigiorno molto spazio al ritorno alla filosofia degli antichi e alle tradizioni dell'anima pre-scientifiche come, appunto, il tantrismo, che dimostrano il loro carattere universale nella capacità di rispondere anche ai bisogni dell'uomo moderno in una chiave non terapeutica.

Si dovrebbe riflettere in maniera approfondita sul nesso tra la necessità terapeutica e il dio dei tempi moderni: il mercato. In proposito, chiedo perdono se non riesco a resistere alla tentazione di citare la battuta di un grande dei nostri giorni, Woody Allen, che, mi auguro, farà sorridere per primi gli psicanalisti stessi: «La psicanalisi è un mito tenuto in piedi dall'industria dei divani».

Dopotutto «c'è bisogno di «riflettere sulla mentalità analitica, di rendersi conto delle sue predilezioni per la psicopatologia e del fatto che la psicologia è divenuta un imponente e tuttavia sottile sistema per deformare la psiche instillandole il convincimento che in essa vi è qualcosa di sbagliato e, di conseguenza, per analizzare la sua immaginazione attraverso categorie diagnostiche.» (James Hillman Il mito dell'analisi, Adelphi, Milano, 1979., p. 16.)

Ma «l'analisi è troppo potente perché sia possibile disfarsene così facilmente. Fa troppo parte della concezione che questo secolo ha di se stesso ed è troppo necessaria alla sua psicologia dell'Io. L'analisi avrà fine quando scopriremo quale mito essa mette in scena, una scoperta che potrà anche non arrivare tutta d'un colpo ma che affiora gradualmente con le intuizioni che rivelano il rapporto dell'analisi con il fare anima.

È il fare anima che ci tiene avvinti, come affascinati, all'analisi. Non la diagnosi di ciò che non va, e neanche la cura della nostra malattia, ma il potenziale contenuto nella terapia analitica in rapporto appunto al fare anima.» (James Hillman, op. cit., p. 19)

Voglio concludere con una poesia.

Premetto che, secondo i Tantra, l'attività percettiva è una attività di pensiero che comporta delle scelte: io posso scegliere attraverso quali strumenti filtrare la percezione e in quali modi usare i miei strumenti. Ne consegue che non esiste un solo modello di corpo e di psiche, ma tanti modelli possibili quanti sono gli strumenti e i modi della attività percettiva umana. Ecco una visione tantrica del corpo umano.

Nel tuo corpo c'è il monte Meru
racchiuso dai sette continenti;
ci sono fiumi,
mari, montagne, pianure,
gli dei della terra.
Si vedono profeti, monaci,
luoghi di pellegrinaggio
e divinità che li proteggono.
Ci sono le stelle e i pianeti
il sole insieme alla luna.
Ci sono le due forze,
quella che distrugge, quella che crea.
Sì, nel tuo corpo c'è tutto ciò
che esiste nei tre mondi.

di Selene M. Calloni Williams

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