«Per colui che ama veramente l'anima, che è soddisfatto pienamente dall'anima e trova appagamento solo nell'anima, non esiste dovere. Costui non ha scopi di guadagno nel mondo facendo un'azione né perde qualcosa non compiendo azioni. Egli non dipende da alcuno per nessuna cosa. Compi dunque sempre le buone azioni materiali (karyam) e le azioni spirituali (karman) senza attaccamento. Facendo tutte le azioni senza attaccamento, si ottiene il Supremo». (B.G. III,17-19)
E' questa l'essenza dello Yoga dell'Azione o Karma Yoga (dalla radice sanscrita «kr» che significa «agire», «compiere»). Si tratta del sentiero che utilizza «l'agire» come strumento per raggiungere l'obiettivo finale dell'auto-realizzazione.
A differenza del bhakti yoga che utilizza la devozione, del râja yoga che sviluppa tecniche di conoscenza e controllo della mente, dello jñâna yoga che si serve della speculazione filosofica e della conoscenza del Sé, il karma yoga mira al conseguimento del moksha (liberazione dal ciclo delle rinascite) tramite uno yoga empirico, pratico, applicabile nella vita di tutti i giorni ed alle azioni quotidiane.
Non necessitando particolari nozioni o conoscenze, né specifiche attitudini mistiche o devozionali è molto congeniale alla maggioranza delle persone. Swami Sivananda lo considera adatto per la gran parte di coloro che si avvicinano allo yoga, soprattutto agli estroversi, a coloro che hanno molte energie e una vita sociale e di relazione intensa.
È inoltre uno dei sentieri più antichi, trovando la sua radice proprio nella Bhagavadgîtâ che ad esso dedica i primi sei capitoli, in particolare il terzo.
Sono quattro le caratteristiche principali che deve avere l'azione nel Karma Yoga:
- L'attitudine all'azione deve essere pura e distaccata
Il karma yogin accoglie totalmente il ruolo che si trova ad avere nelle situazioni della vita, aderendo con uno spirito di accettazione e gioia al proprio dharma specifico (svadharma), anche se si presenta come ingrato e difficile. Egli si approccia all'azione in uno stato di completo abbandono al divino. In questa maniera egli si distacca completamente dal mondo illusorio (mâyâ, prakriti), scioglie il karma accumulato nelle vite passate (sanchita karma) e non accumula karma per il futuro (agami karma).
- Il karma yogin deve compiere l'azione senza avere l'idea di esserne l'artefice
Questo concetto è sapientemente descritto nella Gîtâ, (III, 27): «Gli attributi (guna) della Natura primordiale (Prakriti) compiono tutte le azioni. L'uomo il cui Sé è ingannato dall'egoismo pensa: 'Sono io l'autore delle mie azioni'».
Il karma yogin agisce invece sviluppando la consapevolezza che tutti i pensieri, parole, azioni del corpo e della mente non appartengono a lui, ma al divino che agisce mediante lui. Progressivamente egli procede alla disidentificazione con le upadi (corpo e mente), alla distruzione dell'ego ed alla totale unione (Yoga) del sé individuale (jîvâtman) con il Sé universale (Brahman).
- L'azione deve essere disinteressata
«Fai il tuo meglio e lascia andare» insegnano i maestri. Il karma yogin non si aspetta la perfezione del risultato, né ricompense, ringraziamenti o riconoscimenti. Non desidera, né prova avversione, per i frutti della sua azione. É equanime verso qualunque risultato che derivi da essa e non si sente arricchito o impoverito da un esito piuttosto che da un altro.
In tal modo il karma yogin realizza la liberazione da tutto ciò che è nell'alternanza di râga/dvesa ovvero desiderio/avversione, da tutto ciò che è mutevole e transitorio.
- L'azione deve essere compiuta in uno stato di totale presenza e consapevolezza, sviluppando lo stato di dhâranâ (concentrazione)
L'azione svolta mediante il karma yoga è un'azione meditativa, che mira a realizzare la fusione fra azione, agente e oggetto. In tale maniera ogni momento e azione della vita diviene per il karma yogin una profonda meditazione (dhyâna), un momento sacro in cui sperimentare lo stato di Yoga, unione con l'universo intero.
«Abbandona a Me tutte le azioni! Privo di egoismo ed aspettative, con l'attenzione concentrata sull'anima e libero da febbrile preoccupazione, combatti la battaglia (dell'attività )!» (B. G. III, 30) di Tiziana Risi
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