Messaggioda AT » 23 maggio 2012, 23:15
Tre questioni:
1. Mi accusi di "fideismo sentimentalistico".
2.Dici che le vie di conoscenza devono basarsi su argomentazioni "solide e razionali".
3.Parli del Samkhya e dello Yoga in quanto sistemi non Vedici, quindi non ortodossi, e li separi dal Vedanta, quasi contrapponendoli.
4.Continui a dire che io forzo in senso teistico l'interpretazione di Patanjali.
E io ti dico che:
1.La Fede non è vago sentimentalismo, ma si rivolge all'integrità dell'essere umano. La sola ragione è insufficiente per aprirsi alla Fede, ma necessaria. Emozioni e sentimenti sono funzioni importanti, ma non è certo con il sentimentalismo che ci si apre alla Fede, ci vuole una cooperazione di tutte le funzioni, e la disposizione ad aprirsi ed a ricevere. Questo richiamo alla coordinazione tra tutte le funzioni è lontanissimo dal sentimentalismo, ma è anche lontanissimo dalla tua ossessione che svaluta sistematicamente i sentimenti e il loro ruolo.
2.Invocare "solide basi razionali" per vie di conoscenza scientifiche è buono e giusto, ma è un po' ingenuo se si tratta di conoscenza in senso spirituale. Il manas, la mente discorsiva e razionale, è del tutto impotente non dico nel capire la Fede, ma anche solo nel capire un sistema ateo come il Samkhya, che richiede altre qualità per individuare il senso dei 25 principi. Quindi trovo il tuo argomento incredibilmente ingenuo.
3. Dal punto di vista della correttezza storica, ti ripeto che Samkhya, Yoga e Vedanta advaita sono sistemi strettamente imparentati, ed esiste una precisa discendenza tra Patanjali e Shankara. Inoltre, tutti e tre i sistemi sono classificati come ortodossi, per distinguerli dai sistemi eterodossi come Buddhismo o Jainismo. Che cosa vuol dire ortodossi? Semplicemente, che accettano l'autorità dei Veda e si muovono sulla loro scia. Questa è storia, visto che ti piace l'argomentare "solido e razionale", qualunque indologo può confermare. Samkhya e Patanjali sono pratici, ma non disdegnano affatto la metafisica: cosa vuoi che siano i 25 principi, se non l'esposizione della metafisica Samkhya?
Io le strofe del Samkhya l'ho letto varie volte. Ti ricordo che i 25 principi sono:
1.Purusha.
2.Prakriti.
3.10 elementi, 5 sottili e 5 grossolani, ed i grossolani vengono fatti derivare dai sottili.
+10 sensi, i 5 sensi soliti ed i 5 sensi di azione (mano, parola,ano, sesso, piede)
+manas, senso dell'io e buddhi.
Ora, questa è metafisica, anche se per qualche strano motivo sei allergico a questa parola. Metafisica Samkhya.
Come ti dicevo, la Prakriti mi affascina. Ma non puoi dire che essa è divenire: essa viene prima delle sue produzioni, prima degli elementi, dei sensi, della buddhi, del senso dell'io e del manas. (Nota bene: tu hai parlato di solide argomentazioni razionali, ovvero di manas: strumento potente, ma limitatissimo, tanto è vero che quasi tutti i razionalisti sono imprigionati in visioni del mondo piuttosto anguste. Ma la metafisica Samkhya fornisce gli strumenti per vedere (Vidya) al di là delle limitazioni del manas, e questo è un pregio).
Come dicevo, non si può dire che la Prakriti è il divenire: la Prakriti è la radice del divenire, ma in sé stessa non diviene, essendo anteriore ai suoi prodotti, e allo spazio-tempo. E' questa misteriosa natura-radice che mi affascina.
4. Per finire, Isvara viene tradotto universalmente come Dio, e la differenza principale tra metafisica di Patanjali e metafisica Samkhya è proprio che Patanjali ammette Dio. Patanjali non insiste troppo su questo punto, ma viste le premesse tale Dio può essere concepito come pura coscienza, come un Purusha Cosmico. Lo scopo finale è lo stesso del Samkhya, il distacco del Purusha dalla Prakriti e l'isolamento-indipendenza, solo che in Patanjali non è più il singolo Purusha individuale, ma l'unione con Dio concepito come coscienza cosmica. Ti ho già detto che non sono un seguace di Patanjali, e che ho discusso questo argomento solo per correttezza storica. Riguardo all'atteggiamento di Patanjali e del Samkhya nei confronti della vita e di "Dio" è stato coniato un termine che io condivido: narcisismo senza Narciso. E tuttavia, caro Luce Oscura, prendiamo per un attimo per buona la visione di Patanjali, o anche quella del Samkhya. Questo Purusha che, cessando di essere "colorato" dalla Prakriti, ritrova sé stesso in piena, silenziosa auto-coscienza e indipendenza, oltre persino la Buddhi ed il senso dell'io, che cos'è se non Verità? [/quote]
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AT il 24 maggio 2012, 3:48, modificato 5 volte in totale.