Prima osservazione:
perché non si riesce mai a tenere, tra virgolette, "pulito un argomento?
Shin ha fatto un paio di domande sulla meditazione con seme e senza seme e sulla mente che riposa in se stessa, citando Patanjali.
Dopo cinque sei risposte attinenti si è finiti a parlare di altro.
Perché?
Per quale motivo non si è capaci di mantenere l'attenzione se si apre un argomento?
Se si apre una discussione su Dharana si finisce a chiacchierare di acne giovanile e di eiaculazione precoce.
Gente che si occupa di meditazione, concentrazione ecc. credo che dovrebbe porsi il problema.
Seconda osservazione:
rileggendo quanto si è scritto qua, mi viene da pensare che le credenze personali e i rapporti creati in anni di discussioni improntati sulla difesa di quelle credenze, abbiano assunto più importanza della ricerca e della volontà di condividere.
Si cerca di usare un barlume di verità non per tentare di far luce su temi confusi, ma per alzare mura, fittizie, intorno alle proprie credenze e per cercare di scardinare le credenze altrui.
Probabilmente lo facciamo tutti, io compreso.
prendiamo il caso di AT (ma si potrebbe parlare alla stessa maniera di Paolo o di Luce Oscura).
Si parla di meditazione.
Ad AT in realtà non interessa l'argomento.
La sua risposta riguarda l'unico tema che lo interessa in questi anni: il concetto della volontà individuale.
Vuole spostare l'attenzione sulle "credenze" altrui, nella specifico sulla pratica degli Asana senza sforzo.
E riprende uno dei suoi due cavalli di battaglia: il diaframma che alcuni dicono rilassarsi in inpirazione per le pratiche di emissione vocale.
Cita dei testi anatomia ecc. ecc.
(l'altro cavallo di battaglia è la verticale sulle mani )
Una discussione in questi termini, tra chi parte dalla didattica nelle tecniche psicofiche nel campo artistico e chi ha una visione meccanicistica del corpo umano non può che essere vana.
Non porta da nessuna parte.
Andiamo sul buon senso comune: se ad una danzatrice che deve saltare in braccio al suo ballerino con un grand jetè un coreografo dice "vola vola fino in cielo" è ovvio che non le sta chiedendo fisicamente di unirsi alle anatre migranti o ai gabbiani.
Se un professore di anatomia legge la frase "vola vola fino in cielo", e scrive un dotto articolo sull'impossibilità umana di sviluppare i muscoli dorsali in modo da permettere prestazioni da cigni o da anatre e sulla differenza tra le ossa dei volatili (cave) e quelle umane (piene) per mettere in dubbio le capacità del coreografo e la sua onestà intellettuale sicuramente si troverà della coerenza nelle sue opinioni.
Ma è sensato?
Negli ultimi anni ci si è trovati a inventare una nuova disciplina: l'anatomia esperienzale.
Proviene dagli esercizi delle ginnaste russe e francesi degli anni '70, che venivano chiamati, all'epoca, ginnastica propriocettiva.
Leggere su un libro come funziona l'apparato respiratorio è un pochino diverso dal lavorare sul corpo ai fini di apprendere le tecniche repiratorie e di emissione vocale.
E' il solito vecchio discorso del montanaro che senza aver mai visto il mare, impara a nuotare leggendo un manuale.
Quando si troverà tra le onde dell'oceano che succederà?
Percepire il diaframma come un bisteccone legato all'11 dorsale, rilassarlo durante la inspirazione per permettere ai polmoni di "farsi la propria casa" funziona.
Faccio un'altro esempio: anatomicamente non esiste nessuna possibilità di respirazione addominale.
Si respira solo con i polmoni.
Tanto per fare lo sborone: agli stage mostro come si respira con un polmone alla volta, con la pancia, con lo stomaco, con la zona lombare.
Non è possibile farlo secondo i testi di anatomia.
Io lo faccio, e lo fanno diversi cantanti, attori, hathayogin con cui ho lavorato.
Il corpo è una forma espressiva dell'essere.
Il lavoro sul corpo è arte.
Il considerarlo una macchina, ignorando quella roba che in Giappone si chiama Ki, in Cina Ch'i, in India Prana
non credo sia un bene.
La danza, anche quella del nataraja, quella chiamiamo Hatha Yoga, è un Arte.
Che poi sia interessante discutere, ad esempio, sulla natura di quell'energia, sul suo essere una forma di vibrazione ad una certa frequenza o la percezione di uno scambio di Ioni è un altro discorso.
un sorriso,
p.