Paolo proietti ha scritto:Se vuoi parlare seriamente devi abbandonare i luoghi comuni.
Buddha non ha mai abbandonato la tradizione.
basta che leggi le upanishad vaisnava per verificare che non c'è niente di ciò che dice shakyamuni che sia non tradizionale.
Il discorso del non metodo riguarda gli insegnamenti dello zen non significa che non ci sia pratica.
I monaci tibetani con cui ho lavorato io erano dichiaratamente "buddisti" e lavorano dichiaratamente su kundalini (kundali hana hana hum phet) così come padmasambhava, yeshe tsogyal e via discorrendo.
Scusa il ritardo, beh tanto il tempo non esiste...
Se Buddha non ha mai abbandonato la tradizione, non capisco le diatribe fra lui e i Vedantin, sarà una questione 'politica' ...
Comunque, non escludo che non ci sia pratica nello zen, ma c'è la pratica del "non praticare", cioè dello lasciar scorrere. Almeno, questo è quello che ho appreso da vari istruttori online, testi, ecc. Lo stesso ho letto per i Jnani, lo stesso per i tantrici buddhisti, ad esempio Il grande sigillo, infatti i buddhisti da te citati a partire da Padmashambhava, fanno parte del lignaggio tantrico.
Non ho mai sentito nel Therevada parlare o praticare di kundalini, per quel poco che ne sappia ...
Da qui non mi tornava chiaro che cosa avesse a che fare questo insegnamento con la kundalini, ma tu hai scritto che:
Paolo proietti ha scritto:Jnana è la conoscenza e Vijnana e la conoscenza tra virgolette superiore. E'una via complessa che passa attraverso lo studio dei testi, il mananam (riflessione), il nidhidhianasana (meditazione seduta) e il dialogo d'istruzione.
Quest'ultimo conduce attraverso la messa in discussione delle credenze dell'allievo, all'interruzione del dialogo interiore, manolaya.
Lo stato di manolaya è la stato incui la mente comincia a riposare in se stessa. Il pensiero si trasforma in flusso e questo flusso è Kundalini.
Questo processo non include il lavoro diretto su kundalini dunque? non è un lavoro fisico a quanto sembra, quindi il corpo non viene preparato mediante la pratica fisica, poi non saprei in cosa consiste la meditazione nidhidhianasana...
Tutto questo implica necessariamente la presenza di un maestro?
Paolo proietti ha scritto:Quale simbologia? quali upanishad?
Per quanto riguarda lo studio dei testi, prendiamo ad esempio la Brhadaranyaka Upanishad, è scritto:
Om! L'aurora è il capo del cavallo sacrificale; il sole è il suo occhio, il vento il suo respiro, il fuoco onnipresente la sua bocca, l'anno il suo corpo. Il cielo è il dorso del cavallo sacrificale; l'atmosfera è la sua pancia, la terra il suo inguine; i punti cardinali sono i suoi fianchi, i punti intermedi le sue coste, le stagioni le sue membra, i mesi e le quindicine le sue giunture, i giorni e le notti le sue gambe, le costellazioni le sue ossa, le nubi le sue carni. La sabbia è il cibo che egli digerisce; i fiumi i suoi intestini, i monti il suo fegato e i suoi polmoni, le erbe e le piante la sua criniera; il sole che si leva è il davanti del suo corpo, dietro il sole che tramonta. Il lampo è il suo ringhio, il tuono lo scuotimento del suo corpo, la pioggia la sua orina, la voce della parola il suo nitrito.
2. Il giorno, che posa sull'oceano orientale, fu la coppa posta dinanzi al cavallo.
L'aurora, il cavallo, la coppa...
Non è questo un linguaggio esoterico?
Paolo proietti ha scritto:La cosiddetta realizzazione (ma cosa ci sarà poi da realizzare......?) passa attraverso quattro vie, le prime tre sono quelle dell'EREMITA, della [om] e del MACELLAIO, la quarta è la via diretta.
Qual'è questa brutta parola che segna la via della [om] ??
E non ho capito se, si può scegliere una di queste vie o lavorarvi al contempo, esclusa la quarta...
Paolo proietti ha scritto:Qualcuno ti ha detto che tali stati erano delle realizzazioni?
Lo stato di beatitudine o ananda è lo stato naturale dell'essere umano. Tutti lo provano un attimo prima di un orgasmo ad esempio, oppure prima di svenire.
Se la percezione è molto stimolata basta un volo di gabbiani o un sorso di un buon vino.
Non c'è persona che non abbia provatolo stato di beatitudine.
Quello che ho provato, essendo un periodo e non un momento, non era beatitudine...sennò avrei perso la coscienza. Ma da vigile avevo realizzato per brevi periodi l'attenzione divisa grazie alla pratica di viveka, se così posso definirla, e, a proposito di quarta via, gli insegnamenti di gurdjieff... Così mi sentì in pace e libero. Poi tornai peggio di prima.
Ora leggendo tutto quello che hai scritto mi chiedo come uno come Osho possa dire di "essersi illuminato" a 21 anni senza avere mai praticato e senza alcun maestro, o Aurobindo, anche lui senza aver mai praticato, a dire di qualcuno, in 3 giorni...
3 sono i casi: o stavano mentendo, o loro hanno scambiato la realizzazione con dei momenti di beatitudine e prolungata per attaccamento, o hanno "concluso" un lavoro iniziato in una precedente incarnazione.
Paolo proietti ha scritto:Il problema è la stabilizzazione, che la stabilizzazione implica la comprensione ed il controllo della vasana.
Su questo mi sono sempre chiesto come potessi afferrare e prolungare quegli stadi che durano pochi istanti. Forse è una fantasticheria, come prolungare la beatitudine dell'orgasmo e farla divenire costante... Non lo so quale sia lo stato di uno che abbia fatto riaffiorare il loto dai mille petali, ma da qualche parte ho letto che nella mano sinistra si facevano assumere droghe agli adepti in modo che provassero un assaggio dello stato in cui si sarebbero ritrovati una volta terminato il lavoro...
Questo mi sembra tutt'altro che autocontrollo, mi sembra un divagare estatico, cos'è l'illuminazione, un'estasi cosciente?
Riguardo le vasana, forse servirebbe una lezione a parte, ovviamente da parte tua ...
Stabilizzarsi nello stato che definiamo di illuminazione significa riuscire a modificare le vasana a piacimento, significa distaccarsi da esse (cioè, esaurire il karma), significa rettificarle e sforzarsi di non uscire da quello stadio raggiunto...
Significa distruggerle, così come si ditrugge il karma, od osservarle soltanto con distacco?