http://www.lastampa.it/_web/cmstp/tmplR ... 20naturale
Viaggio alle radici dello yoga
LUIGI GRASSIA
Yoga e meditazione: c’è un posto in India che è la capitale mondiale di queste due discipline, e si chiama Rishikesh. Appollaiata sulle prime pendici dell’Himalaya, questa cittadina ad alta intensità spirituale, incastonata fra i monti, sembra una Assisi in salsa hindu. Divisa in due dal sacro Gange che bagna anche la grande Varanasi/Benares, ebbe un momento di notorietà quando i Beatles vennero qui per abbeverarsi alla cultura dell’Oriente. Acqua passata. Adesso gli occidentali ci arrivano con uno scopo più pratico: sono in cerca di benessere per il corpo e per la mente, e per questo intendono attingere direttamente alle sorgenti del vero yoga indiano. C’è chi concepisce il soggiorno qui come un lungo stage in palestra. Nessuno, invece, va a caccia di droga o esperienze psichedeliche: state alla larga se avete di queste mire, a Rishikesh si arriva per stare bene e non per distruggersi.
Vita sana: la giornata tipo prevede sveglia al mattino presto e un’ora e mezza di allenamento sul tappetino prima ancora di fare colazione. Nella tarda mattinata può esserci una breve lezione di filosofia indiana, e nel pomeriggio una seduta di meditazione. Nella piccola Rishikesh si trovano alberghi di concezione occidentale, ma ci sono anche i tipici ashram, case di accoglienza per i pellegrini che prevedono sistemazioni spartane: stanze senza tv, senza telefono, senza aria condizionata (ma almeno i ventilatori non mancano, e ci sono i bagni privati). Un’altra limitazione di cui è bene sapere prima: la città è tutta vegetariana. Tutta! Non solo nelle mense degli ashram, ma anche nei ristoranti: niente carne, niente pesce, niente pollo, niente formaggi, niente uova. Valutate se fa per voi, anziché scoprirlo (magari) quando già vi trovate qui!
Lo yoga a Rishikesh è diverso da quello che si fa in Italia. Cristiana, modenese di 38 anni, che ha abbastanza esperienza da poter fare confronti: «Da noi la pratica è più muscolare e sportiva. Le posizioni vengono tenute più a lungo, qui solo per pochi secondi. È uno yoga più dolce e più spirituale». E i mantra non sono orpelli. Il maestro invita: «Immaginate il sole che sorge da dietro le montagne. Sentite l’energia del sole che entra in voi». Per quanto dolci e veloci, per i principianti quasi tutte le «asana» (posizioni) dello yoga risultano difficili e costano sforzo, ma in pochi giorni persino il neofita assoluto può percepire dei netti progressi. Invece la meditazione, una vera scoperta, può venir bene fin dalla prima volta che la si prova, se ci si è portati per natura. È un’esperienza che per definizione non si può descrivere a parole ma solo vivere, comunque (tanto per provare a darne un’idea) si tratta di rilassare completamente il corpo e la mente conservando, però, accesa la luce dell’autocoscienza, ma totalmente liberata dai pensieri negativi: 20 o 25 minuti possono dare un effetto di relax pari a ore e ore di buon sonno.
E com’è la fauna locale a Rishikesh? Due partecipanti su tre, o anche di più, sono donne: alcune (poche) arrivano qui da sole, altre a gruppetti, o portandosi al seguito mariti e compagni. Fra quelle che viaggiano per conto loro ecco, per esempio, Jillian Lavender, un’esile ma in realtà tostissima neozelandese di 41 anni che vive fra Londra e New York insegnando meditazione trascendentale: è qui per la quarta volta in vita sua. Fra quelle delle comitive tutte femminili, ecco quattro giovani canadesi che arrivano sull’Himalaya dopo un tour nell’India del Sud. E fra le coppie, si presentano l’americana Stacei, qui in viaggio di nozze col marito Jerry (fanno un giro del mondo di due mesi), e l’israeliana Anatte con il consorte Absalom: sia Stacei che Anatte hanno un interesse professionale per lo yoga perché sono fisioterapiste, in più l’israeliana dice sorridendo di essere molto spirituale, e lo dimostra (sorridendo più che mai) indicando il terzo occhio rosso che porta sempre dipinto sulla fronte.
C’è anche una Panzerdivision di tedeschi, molto motivati e scrupolosi negli esercizi, ci sono molti cinesi. Cinesi, e perché mai? Non avete già le vostre tradizioni? La giovane Suru, programmatrice di Taiwan, risponde così: «A casa pratico due discipline cinesi che sviluppano il “qi”, la forza vitale. Ma so che il nostro “qi” deriva dal “prana” indiano. E io sono qui per cogliere le connessioni».
E se vi stufate di fare «om», Rishikesh è una buona base per praticare sull’Himalaya trekking, camping, rafting o qualunque altro gerundio turistico inglese vi aggradi. L’escursione più bella è a Gangotri, le sorgenti del Gange: Rishikesh è vicina, Varanasi è lontana, ma da qui sgorga tutto, e tutto è Uno.
Attenzione: Rishikesh si trova al centro di una riserva naturale con molte scimmie, elefanti e leopardi. Le scimmie sono dappertutto, per la strada, fin sull’uscio delle case, come le mucche (le tipiche vacche sacre indiane); dagli elefanti e dai leopardi è meglio stare alla larga, ma sappiate che un leopardo (grosso) l’abbiamo incrociato mentre attraversava la strada in mezzo al verde, a pochi passi dalla città. Ha pure agitato la zampa, con gli artigli sfoderati, in un blando e svogliato gesto di ostilità. Le escursioni, qui, vanno fatte con giudizio.