citazione:
Se tua moglie ti dice "Sei un [om]!" e lo fa ridendo e ammiccando è diverso che se lo fa gridando e verde dalla rabbia non trovi?
ovvio che no.
come potrebbe meditare chi si fa condizionare dagli stati d'animo e dai toni altrui?
Non parlavo del tuo stato d'animo, ma del significato che assume la medesima frase se accompagnata da un contesto non verbale e corporeo oppure da un altro. E le conseguenze di quel significato saranno diverse: in un senso lei potrebbe lasciarti e nell'altro magari qualche minuto dopo state facendo l'amore...
La tua reazione è un altra cosa, tu potresti rimanere indifferente equanime o in beatitudine in entrambe le situazioni (e allora sei un realizzato?) che rimangono comunque diverse.
Sarebbe interessante sapere se tu davvero potresti dire che in una situazione del genere non ti faresti in ogni caso condizionare dallo stato d'animo altrui? Ma questa comunque è un altra questione..
occorrerebbe specificare cosa si intende per strada.
se per fuori strada intendi uscire dai solchi del comune sentire e navigare a vista non posso che concordare con te.
naturalmente intendevo soltanto fuoristrada rispetto a quella che secondo me sarebbe stata una retta comprensione del mio intervento e conseguente risposta, non mi permetterei mai di giudicare il tuo cammino
non mi pare che politacally correct sia un'offesa.
Sono d'accordo infatti non ho detto che è un offesa
la mia risposta era altrettanto seria.
la tua domanda citazione:
Non credi che si possa riconoscere il giudizio, in noi o negli altri, senza esserci dentro?
si riferiva, o almeno così l'ho interpretata , non tanto al giudizio quanto all'atto della discriminazione oggettiva, ovverosia alla consapevolezza spontanea che sorge nel samadhi savikalpa, inteso come quello stato stabile della mente nel quale, pur essendo immersi nella realtà non duale,non si è ancora risolta la distinzione tra conoscitore, conoscenza e oggetto di conoscenza.
in quell'ambito si parla di consapevolezza spontanea , ovvero della capacità di discriminare tra bene e male, giusto e sbagliato ecc. senza l'intervento della mente manasica, oramai bypassata o risolta.
si tratta di una realizzazione a tutti gli effetti.
anche se non si può parlare di illuminazione o di stato di jivanmuktha
ove non vi sia risoluzione di gran parte dei contenuti psichici non può esservi consapevolezza spontanea e quindi non si può parlare di "
riconoscere il giudizio, in noi o negli altri, senza esserci dentro"
..Mi sembra una risposta un pò "da politico"..
..C'è tutto un filone di pratica meditativa, riconducibile alla tradizione Vipassana che si basa proprio su questo.
Sulla possibilità, non solo per il realizzato, di riuscire ad osservare la mente, il sorgere e il formarsi dei pensieri e il loro estinguersi. Questo fa parte della pratica; è ciò che si insegna anche ai neofiti.
A meno che tu non voglia dire che uno degli insegnamenti fondamentali tramandati dal Buddha sia una baggianata, dovresti tranquillamente convenire che ciò sia possibile ...e credo tu debba averlo sperimentato...
naturalmente esistono molti gradi e molte sfumature diverse in cui ciò avviene.
Prima di essere uno specchio completamente limpido e neutro, completamente non coinvolto, coscienza pura che osserva il movimento del mentale, ce ne vuole..ma esiste anche la possibilità di progredire passo passo..
Quindi dovrebbe essere chiaro che non si tratta di "analisi del proprio pensiero" l'analisi infatti è ancora un attività della mente...
Oltretutto non è neanche così pacifico che l'esperienza del samadhi (a meno che non sia ininterrotta) trasformi stabilmente la mente.
Anche negli Yoga sutra si parla dei semi karmici che continuano ad agire e che andrebbero bruciati: quelli del passato e quelli del presente, e quelli che le nostre azioni producono ora e che saranno attivi in futuro, a meno che la nostra azione abbia le caratteristiche descritte dalla Gita e non generino nuovo Karma
Mi richiamo ancora all'insegnamento del Buddha che infatti promosse la meditazione di consapevolezza
come un elemento fondamentale nel cammino della liberazione.
Proprio perchè aveva sperimentato che le sole pratiche ascetiche non portavano ad un superamento della sofferenza.
Che una volta finita la disconnessione dal mentale data dalla meditazione profonda, molti problemi rimanevano irrisolti, molti dinamismi del mentale ancora attivi, l'ego niente affatto trasceso..
prediamo il caso di GB.
scrive, in chiaro: "miei cari AT,R9 e pp state criticando matasilogo e siete troppo aggressivi, non dovreste farlo".
Non mi pare abbia detto che non dovreste farlo, è una conseguenza che tu trai dalle sue parole e poi un pò "astutamente" gliela attribuisci.
Mi sembra che Gb, cosi come anche io, abbiamo chiesto "come mai?" Piuttosto che "non dovreste farlo!", ....e qui la differenza non mi sembra solo di tono.
