(…) la saggezza folle di Padmashambava, una figura sia storica sia simbolica. Storicamente su il portatore del Buddhismo dall’India al Tibet, simbolicamente è l’incarnazione della mente illuminata, le sue qualità di freschezza e creatività. Padmashambava, simbolo della “saggezza folle”, è la capacità di applicare la freschezza dell’illuminazione in ogni esperienza, senza dover passare attraverso percorsi preliminari.
La “saggezza folle” è anche chiamata “saggezza della non paura”. La prima verità buddhista è la sofferenza, ma la “saggezza folle” la guarda da questa angolazione: il dolore c’è, la sofferenza esiste, ma non dobbiamo fuggirli. Anzi, dobbiamo berli fino in fondo, assaporarli fino in fondo senza paura. La “saggezza folle esperisce qualunque cosa. Qualunque oggetto sorga nelle cinque sfere sensoriali viene esperito completamente, autenticamente, senza scrupoli reconditi, senza paure di alcun genere. La “saggezza folle” è la capacità di fruire delle cose con immediatezza, senza frapporre speculazioni, ragionamenti o pregiudizi. Fruire completamente dell’esperienza per quello che è.
E’ l’esatto contrario dell’atarassia. Non diventiamo rincoglioniti, ma freschi. Diventiamo capaci, per dirla alla tibetana, di leccare un rasoio coperto di miele, gustando contemporaneamente il dolce del miele e l’acre del sangue. Assenza di paura è sapere affrontare la vita completamente, qualunque cosa si presenti. E’ la capacità di rapportarci in maniera fresca, diretta e totale con la qualità intrinseca della vita.
da “La saggezza folle” di Marco Valli, Magnanelli, Torino, 1995.