AT ha scritto: . Guarda che nei tuoi stage, non è che il diaframma non si contragga in inspirazione: il rilassamento serve solo a garantire una buona mobilità.
Non comprendo tanto il discorso del contrarre/rilassare il diaframma, perchè mi parrebbe più corretto usare la terminologia:
il diaframma si rilassa e sale, poi si contrae e scende.
Il diaframma è un muscolo laminare a forma di cupola il cui vertice sale all’interno della gabbia toracica e che quando si contrae si appiattisce, si abbassa, con conseguente allungamento del suo diametro.
Possiamo immaginarlo come una collinetta, una cupoletta, che si schiaccia per lasciar spazio alla pressione dei polmoni in espansione (inspirazione)
Così il diaframma si abbassa in inspirazione, per lasciar spazio ai polmoni che si devono gonfiare anche nella parte bassa e poi risale in espirazione.
Nel canto si ha la sensazione precisa del diaframma che scende e che risale, anche perchè altrimenti non si canterebbe "al meglio" della propria capacità personale di emissione vocale producendo quella volontaria modulazione dell'aria che è il canto.
Per cantare è necessario immettere nei polmoni una gran quantità di aria facendo attenzione a non gonfiare troppo la cassa toracica e senza alzare le spalle.
Spingiamo invece l’aria inspirata verso la pancia percependo la sensazione di avere un palloncino che si gonfia nell'addome.
Così convogliando l’aria inspirata anche nella parte bassa dei polmoni costringiamo il diaframma a spostarsi verso il basso sotto la spinta dei polmoni.
Per cantare la respirazione ottimale è proprio la respirazione comunemente chiamata "respirazione costale-diaframmatica".
Non si usa la respirazione troppo alta "clavicolare" o troppo bassa "addominale".
Si impara a governare il muscolo diaframmatico e per farlo, a mio parere, è fondamentale il mantenimento di una postura "yogica", comoda e stabile, ad esempio per me è meglio cantare in posizione adamantina, in ginocchio. Va bene cantare anche in piedi perchè non ci sono compressioni a livello del tronco.
Una corretta respirazione dovrebbe sempre essere effettuata con tutto il polmone, normalmente invece si utilizza la respirazione alta, clavicolare, che vede coinvolti solo una parte dei polmoni.
Causa: stress, pensieri vorticosi, ansia, agitazione, fretta, lo yoga aiuta senza dubbio, sviluppando la consapevolezza dei "modi" di respirare.
La respirazione più naturale é quella che prevede l'utilizzo di tutto il polmone, ce ne accorgiamo perchè a gonfiarsi non è solo il torace, bensì l'addome.
La respirazione veramente naturale la possiamo osservare nei bambini più piccoli.
Quando i polmoni si riempiono completamente, acquistano un volume maggiore e quindi vanno ad occupare un pò dello spazio solitamente riservato alle viscere, l'addome gonfiandosi si porta in avanti e le costole inferiori si aprono lateralmente sotto la spinta dell'aria contenuta nella zona bassa dei polmoni.
A questo punto i
l diaframma si abbassa e sul muscolo viene esercitata una forza proporzionale alla quantità di aria immagazzinata.
Se facciamo esercizi di "canto della Om", utilissimi anche per i cantanti che possono esercitarsi anche vocalizzando tutte le vocali o eventualmente anche qualche suono sibilante come Shiiiiiiiiiiiiva, tratteniamo l’aria per qualche secondo e poi cominciamo a svuotare i polmoni emettendo il suono Om.
Per un cantante è importante anche la posizione della bocca che, esagerando un po' il movimento, assume una posizione il più possibile tondeggiante.
Quando decidiamo di espirare
dobbiamo mantenere ben tonici i muscoli addominali per fornire la giusta pressione sul diaframma che inizia a salire, e regolare quindi l’emissione dell’aria così come noi vogliamo, mantenendo così costante e prolungato nel tempo lo svuotamento dei polmoni.
Il flusso di aria emessa dovrebbe essere il più possibile costante. Eventuali tremolii si ripercuoteranno anche sulla stabilità della nota.
Un trucco per vedere se stiamo mantenendo la giusta tonicità diaframmatica è di esercitarci emettendo l'aria sulla fiammella di una candela. Se il flusso è costante, come dovrebbe essere, la fiammella sarà sempre piegata con la medesima inclinazione. Se si alza e si abbassa in continuazione il nostro flusso di aria non è costante.
Nel canto esistono delle tecniche che ci permettono di capire ancora meglio il movimento del diaframma:
l'appoggio o sostegno, l'accento o spinta e il vibrato.
L’appoggio e l’accento sono due movimenti eseguiti prevalentemente con i muscoli addominali.
Gli addominali, con questi movimenti, aiutano il diaframma a svolgere la sua funzione. Con questi due movimenti volontari all'inizio, spontanei con la pratica,le note da emettere saranno meglio controllate, per cui le note lunghe risulteranno più stabili e gli acuti, le note più alte (per le quali è necessaria meno aria in emissione) saranno più precise e incisive.
Ricapitoliamo:
inspirando l’aria scende nei polmoni che si gonfiano sotto la spinta dell’aria incamerata.
Sotto la spinta dei polmoni ben pieni il compito del diaframma e degli addominali è quello di consentire a questa espansione spingendo verso il basso, in modo da creare l'ulteriore spazio necessario ai polmoni, costipando le viscere verso il basso (creando così il famoso effetto del palloncino che si gonfia nell’addome usato spesso anche dagli insegnanti di yoga come visualizzazione).
Per mantenere l'appoggio alla voce, presa coscienza di questo tipo di respirazione, dobbiamo fare in modo di alzare un pò "la massa d'aria".
Visto che abbiamo capito che l'aria può essere convogliata molto in basso, (gonfiando l'addome come una bella palla tonda) oppure mantenuta molto in alto (nel torace, aperto, rilassato, ampio), per appoggiare dovremo posizionare quest'aria in una posizione centrale, in modo da poter riempire tutto il polmone se ce n'è bisogno, ma soprattutto per poter meglio gestire l'emissione dell'aria e la produzione del suono con i muscoli addominali.
Se teniamo l'aria troppo in basso o troppo in alto non riusciamo a far lavorare bene gli addominali e l'espirazione potrebbe limitare l'espressione del suono.
I polmoni gonfiandosi andranno sia ad occupare lo spazio lasciato vuoto dal diaframma sia premeranno contro la parte bassa della gabbia toracica. Per cui, siccome sappiamo che le ultime due coste della gabbia toracica sono piuttosto elastiche in quanto non saldate anteriormente, e per questo definite anche coste false oppure fluttuanti, queste cederanno anche loro sotto la spinta dei polmoni rigonfi d’aria.
Questi due movimenti di cessione dello spazio da parte del diaframma e delle coste fluttuanti, fanno si che i polmoni possano gonfiarsi nella loro parte bassa e non solo in quella alta.
Si può ancora osservare che la respirazione diaframmatica può essere spontaneamente più o meno bassa nella persona in base alla sua conformazione fisica e all'inclinazione delle coste. Solitamente le donne e le persone longilinee dei due sessi tenderanno ad applicare una respirazione più costale , mentre la respirazione addominale, quindi un pò più bassa, è più presente nei brevilinei e negli uomini.
Non pare opportuno generalizzare.
Nella tecnica di appoggio dunque i muscoli addominali forniscono al diaframma un sostegno sicuro ed efficace durante l’espirazione.
In questo modo mentre l’aria fuoriesce dai polmoni e risale verso l’alto per mettere in vibrazione le corde vocali, i polmoni stessi sono sostenuti dal diaframma che a sua volta è sostenuto dai muscoli addominali.
Quando i polmoni mano a mano si svuotano del loro contenuto di aria, si riducono di volume e quindi occupano meno spazio, il diaframma accompagna questo movimento dei polmoni e risale di pari passo rimanendo sempre a contatto con la parte bassa dei polmoni, grazie anche alla sua già riferita forma a cupola.
Questo contatto è in realtà un sostegno, un piano d’appoggio per i polmoni che possono svuotarsi e contrarsi senza perdere appunto l’appoggio.
Infatti durante l’espirazione si avrà una introspezione del diaframma.
Inoltre i polmoni saranno compressi lateralmente dalle coste e verranno “strizzati” verso l’alto.
Con i polmoni risale anche la trachea, alla sommità della quale si trova la laringe. Tale risalita è componente fondamentale, ma automatica, del meccanismo della produzione del suono.
Questo continuo appoggio fa in modo che la colonna d’aria formata dai polmoni e che risale verso l’alto sia costante, un bel flusso omogeneo e che non ci siano per così dire “dei vuoti d’aria”.
Se la colonna d’aria non è costante e regolare anche le vibrazioni delle corde vocali non saranno costanti e regolari e di conseguenza non sarà costante neanche il suono e la nota risulterà, come si dice in "gergo" “calante” o “crescente”, comunque non perfettamente intonata.
L'accento o spinta serve invece per evitare l'emissione errata degli acuti, di solito quasi tutti i cantanti hanno una sorta di "paura degli acuti" in cui occorre rimanere, a mio avviso, molto freddi e consapevoli di ciò che accade, senza muoversi.
La paura crea tensioni o movimenti e le tensioni concorrono a deviare l’emissione.
L’accento è praticamente un movimento contrario all’appoggio. Si effettua con gli addominali più bassi. E’ una spinta decisa dal basso verso l’alto. Un movimento secco e veloce che fa "schizzar" fuori l'aria, tutta quella che c'è a disposizione.
Per cui, per facilitare questa fuoriuscita, diamo una velocissima “strizzatina” alla parte bassa dei polmoni. E per questa strizzatina adoperiamo sempre il diaframma e i muscoli addominali bassi. In questo modo la parte alta del busto, e di conseguenza la gola, rimane perfettamente rilassata, in quanto il tutto è demandato al diaframma ed ai muscoli addominali, sia alti che bassi.
Il vibrato ve lo risparmio.
Concluderei e concorderei sul fatto che, sia nel canto, sia nello yoga i movimenti e il rilassamento/contrazione cosciente dei muscoli addominali "comandati" dal diaframma (un muscolo involontario come il cuore, ma che può essere anche "governato" con la volontà) sono fondamentali e permettono di cantare o di eseguire le asana in uno stato privo di tensioni soprattutto in tutta la parte superiore del tronco (torace, spalle, collo, gola, volto...).
Anche per assumere la corretta postura seduta per la meditazione mi è stato insegnato che è molto importante mantenere per un po' la contrazione dei muscoli addominali, visualizzando la collina del diaframma che si alza e si abbassa, nel frattempo che la posizione si stabilizza e diventa completamente priva di sforzo e piacevole da mantenere.
Perciò l'affermazione
La tecnica di controllo del diaframma toracico per favorire l'emissione della voce che definiamo "naturale" ovvero senza sforzi, parte dal rilassamento in fase di inspirazione.
E' vera in quanto per emettere la voce occorre rilassare tutto il rilassabile, se poi questa decontrazione vada ad interessare pure la collinetta diaframmatica, contratta in inspirazione, ma potenzialmente rilassabile, in quanto muscolo parte dell'insieme "corpo/flauto" che emette suoni, sinceramente non saprei, ma direi di sì.
Con un ascolto sottile si può percepire questo non-sforzo nel diaframma naturalmente contratto per formare la sua cupoletta.
Lo stesso avviene per la respirazione kapalabathi che "fluisce" armoniosamente solo se si mantiene un completo stato di rilassamento interno e di stabilità nella posizione e se non si muovono le spalle sollevando il torace per "forzare" l'automatica immissione dell'aria che avviene dopo l'espirazione sforzata con il tipico suono.
p.
