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Quaderni tecnici: Baddha konâsana

Uno spazio per illustrare le pratiche dello Yoga dalla prospettiva del praticante

Quaderni tecnici: Baddha konâsana
11 febbraio 2009

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Glossario sanscrito

Quaderni tecnici

Uno spazio per illustrare le pratiche dello Yoga dalla prospettiva del praticante: si rimanda al forum per rivedere gli interventi degli autori coinvolti nell'iniziativa e per eventuali commenti o proposte di revisione.

Indice dei quaderni tecnici sul forum

Il nome

Baddha significa «legato», «tenuto», «tenuto in maniera forzata», «trattenuto»; kona ha 2 significati: «angolo» e, di etimologia più incerta e discutibile, «aquila».

Dunque in modo canonico il nome dell'âsana viene tradotto come «posizione dell'angolo trattenuto» (o «angolo forzato» o ancora «legato con forza»). Meno usata invece è la dizione «posizione dell'aquila vincolata».

Inoltre, dal momento che questa posizione è tipica dei ciabattini indiani viene anche chiamata «posizione del ciabattino».

Qual è l'angolo di cui si parla? Perchè trattenuto, e da chi?

Guardando chi pratica la posizione la risposta alla prima domanda sembra essere immediata: l'angolo è quello che ha per lati i femori che si contrappongono, ed è ampio 180 gradi.

Eppure chi pratica la posizione avverte che non si parla soltanto di questo: anche le tibie formano tra loro un angolo di 180 gradi, mentre con i rispettivi femori tendono a formare un angolo piccolo, il più stretto possibile compatibilmente con l'anatomia del corpo umano.

Ed ecco che otteniamo le altre due risposte: gli angoli vengono trattenuti/legati/forzati per donare uno spazio maggiore agli organi contenuti nel bacino ove, secondo molte teorie, sarebbe presente una forza ancestrale che, una volta risvegliata, è in grado di cambiare microcosmo e macrocosmo.

Ed infatti le teste dei femori vengono tirate lateralmente e il bacino viene disteso: in tal modo il sangue ed il prâna, indefinibile ed indefinito, possono essere richiamati vorticosamente in esso ed essere distribuiti nelle due arterie femorali e nelle nâdî a sazietà; di contro i piedi vengono premuti l'uno contro l'altro.

Non esiste altra posizione «ginnica» capace di provocare simili effetti nel corpo; la mente umana non è stata capace, nei secoli, di partorire niente di simile.

Nella II variante il corpo viene disteso a terra in modo che l'ombelico poggi sopra i piedi e fronte, naso e mento (in quest'ordine) tocchino terra. In questa posizione appare chiara la seconda definizione: «aquila vincolata»: il corpo del sâdhaka visto dall'alto appare come quello di un'aquila con i femori a rappresentare le ali e il busto a disegnarne il corpo.

Ma qual è il senso del termine «vincolata»? Il ventre ed il torace distesi al suolo chiudono il cammino alla risalita dell'energia che viene accesa nel bacino e, come una valvola, permettono che solo una parte di essa possa risalire (se si è in grado di farlo!) per «accendere» il II chakra.

Da questa libera introduzione non ci sono più dubbi: ci troviamo di fronte ad una posizione non solo fondamentale dello Yoga, ma patrimonio di inestimabile valore per l'intera umanità.

Posizioni e movimenti preparatori

Vale quanto detto per padmâsana: è importante fare mente locale sull'allineamento delle proprie vertebre, far dondolare con dolcezza la colonna vertebrale prima lateralmente, quindi sinuosamente avanti ed indietro.

Se si avverte tensione al torace prima di iniziare, soffiare via l'aria a più riprese, prima dalla bocca - colmando i polmoni d'aria attraverso il naso molto, molto lentamente - poi attraverso il naso. Facendo ciò si avvertiranno le «spinte» del diafframma durante l'espulsione dell'aria.

Quando saremo tranquilli potremo procedere e intraprendere la Via di Baddha konâsana.

Ci troviamo sul nostro materassino; mettiamoci a sedere e uniamo i piedi in modo che le piante combacino e le ginocchia siano libere e possano, in un secondo momento, scendere lateralmente al suolo. Piano piano raddrizziamo la colonna vertebrale ed allunghiamo la zona cervicale, il mento è leggermente in basso.

Portiamo i talloni a contatto con il perineo: probabilmente le ginocchia si alzeranno verso l'alto: non preoccupiamocene.

Portiamo le mani a terra dietro il bacino, le braccia parallele; le mani in contatto con il suolo sono posizionate in modo che il dito medio sinistro sia parallelo al dito medio della mano destra.

Con una leggera espirazione solleviamo il bacino dal suolo di qualche millimetro quindi, dopo un tempo variabile tra 10 e 30 secondi, riportiamo il bacino a terra. Mentre il corpo è sollevato dobbiamo respirare profondamente e dolcemente. Durante questa pratica i punti del corpo a contatto del suolo sono dunque le mani ed il fianco esterno dei piedi.

Ripetiamo più volte il sollevamento da terra.

Tecnica e consigli per l'esecuzione

I variante

Dalla posizione preparatoria, mantenendo la schiena nella posizione raggiunta, appoggiamo la mano sinistra sul ginocchio sinistro e la mano destra sul ginocchio destro, braccio e avanbraccio formano un angolo di 90 gradi.

Piegando leggermente il tronco in avanti facciamo pressione sulle ginocchia attraverso le mani. Attenzione: la forza applicata dovrà essere costante come intensità nel tempo, come se sulle ginocchia avessimo appoggiato due pesi. Ciò all'inizio non sarà semplice, per cui cerchiamo di equilibrare il peso respirando lentamente, restiamo estremamente consapevoli di ciò che stiamo facendo e allentiamo le tensioni della muscolatura interno coscia. Per abituarsi alla sensazione possiamo anche posare su ciascun ginocchio un asciugamano ripiegato con sopra un disco da bilancere da 1 Kg.

Osserviamo ciò che accade: le ginocchia, dopo qualche minuto, possono scendere verso il suolo lentamente oppure rimanere alla stessa altezza come se fossero inchiodate; in quest'ultimo caso è meglio effettuare la variante preparatoria descritta più sotto oppure eseguire alcuni cicli di posizioni in piedi.

II variante

Se l'angolo tra ciascun femore ed il suolo è inferiore a 30 gradi, possiamo passare alla II Variante.

Manteniamo la schiena eretta, tutti i movimenti di avvicinamento della testa al suolo dovranno essere effettuati con la colonna dritta: la cerniera del movimento si trova nel bacino.

Agganciando le mani ai piedi, spingiamo i piedi verso il perineo mediante una forza parallela al suolo. In questo modo sarà più facile mantenere diritta la schiena.

Adesso, ancor più che in precedenza, è il momento di affidare al respiro il compito di completare l'âsana: se respirando viene allentata la tensione presente si può procedere ulteriormente fino a raggiungere con l'addome i piedi e con il volto il suolo; se invece le gambe e il bacino rimangono rigidi dolcemente e lentamente incliniamo la schiena verso il terreno un poco alla volta intensificando l'espirazione; appena si presenta tensione ci fermiamo e accordiamo questa fase con una lunga inspirazione.

Con la pratica riusciremo a raggiungere con l'addome i talloni e con il volto il suolo.

A questo punto manteniamo la posizione per un certo tempo quindi sganciando le mani dai piedi poniamo le mani sull'esterno delle cosce e chiudiamo dolcemente le gambe mediante l'azione delle braccia, sollevando il bacino. Avvolgiamo le gambe in un abbraccio e portiamo i gomiti verso il petto; le ginocchia sono al torace. Portiamo i piedi a qualche millimetro dal suolo: il peso del corpo si trova soltanto nella parte anteriore del bacino. Rimaniamo in questa posizione per qualche minuto quindi ci distendiamo in savâsana.

III variante

Differisce dalla II variante per la posizione dei piedi: invece di portare le piante dei piedi una contro l'altra, si piegano le caviglie in modo che i piedi appoggino il dorso al suolo; il volto vede la pianta dei piedi che si toccano lungo il fianco esterno.

Variante preparatoria

E' come la I variante, tuttavia la schiena è posta a contatto con una parete.

Poniamo su ciascun ginocchio un asciugamano asciutto piegato in 4 e sopra ciascun ginocchio un disco di ghisa da 1-2 Kg, allentiamo la tensione dalle braccia, spalle e collo e respiriamo profondamente.

Restiamo nella posizione per una decina di minuti, eliminiamo ogni resistenza dalle gambe e osserveremo che, volta dopo volta, le ginocchia scenderanno verso il suolo.

II variante preparatoria (variante I di kûrmâsana)

Sediamoci sul tappetino con le gambe davanti a noi. Poniamo i piedi a una distanza pari più o meno a quella fra l'inguine e il collo ed uniamo le piante.

Adesso le gambe formano una figura geometrica con 4 vertici (le due ginocchia, l'inguine e le punte dei piedi): il rombo.

Compiamo due respiri completi. Inspiriamo ed espirando scendiamo in avanti col busto fino a portare la fronte ad appoggiarsi fra l'incavo formato dai piedi uniti. Poniamo le mani sul dorso dei piedi. Respirazione normale. La schiena è curva come il guscio di una tartaruga. Si noterà che pian piano il respiro diventerà sempre più sottile.

Se non è possibile appoggiare la testa sui piedi rilassiamo ogni tensione e scendiamo poco alla volta e senza forzare ad ogni espirazione.

Controindicazioni, controposizioni e posizionamento energetico

Baddha konâsana non ha in linea teorica controindicazioni anche se, dato il livello di intensità raggiunto nelle varianti più complesse, richiede la massima concentrazione sui propri atti respiratori da un lato e il più alto rispetto delle possibilità attuali dei proprio corpo dall'altro.

Se una donna non ha mai praticato Yoga il periodo di gravidanza è sicuramente il meno adatto per imparare: i benefici provenienti da una pratica Yoga intrapresa ed appresa durante la gravidanza sono di gran lunga inferiori ai possibili rischi.

Ciò vale anche per Baddha konâsana che, se eseguito con una certa intensità, comporta delle variazioni nella morfologia del bacino e del sistema ormonale poco controllabili durante il periodo di gravidanza.

Matsyâsana e parsva baddha konâsana sono tra le migliori controposizioni.

Baddha konâsana variante II è in equilibrio Yin-Yang e nella variante III debolmente Yin, ciò significa che è adatta per qualsiasi momento del giorno e della notte e per ogni tipo di sâdhaka.

Indicazioni e applicazioni terapeutiche

Praticanti affetti da:

  • patologie renali (insufficienza renale, nefriti, calcoli, ecc.)
  • surrenali
  • patologie dell'apparato riproduttore (gonadi maschili e femminili, disturbi psicologici relativi a Svâdhisthâna, ecc.)
  • ipertensione
  • artrosi a livello femorale (coxo-artrosi) e dell'anca
  • artrosi del ginocchio
  • patologie della colonna nella parte lombo-sacrale

dovrebbero essere devoti a Baddha konâsana. Ciò significa che in questo caso la pratica deve essere quotidiana variando tempo di permanenza, intensità e coordinamento con altre pratiche yoga a seconda del tipo di patologia da affrontare e delle caratteristiche del sâdhaka.

In linea del tutto generale una possibile tabella di attività di Baddha konâsana potrebbe essere:

  1. Variante preparatoria: 5 minuti
  2. I variante: 5 - 10 minuti
  3. II o III variante oltre i 10 minuti (la III variante è particolarmente indicata nei casi di caviglie deboli o rigide)
  4. Matsyâsana almeno 5 minuti
  5. Savâsana

Quaderni tecnici

Il quaderno tecnico di Baddha konâsana sul forum yoga.it

di AA. VV.

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