Questa recensione è stata pubblicata nell'ambito del concorso letterario di yoga.it
«Ciò che è qui è ovunque, ciò che non è qui non è da nessuna parte»: la citazione tratta dal testo classico indù Vishvasara tantra, riferimento importante nel lavoro curato da Donnini, rappresenta la quintessenza della visione tantrica e yogica.
Una visione autenticamente olistica, «totale», cosmica, che può essere di grande aiuto al praticante sincero e di cui oggi c'è sempre maggiore bisogno.
Tutta la sâdhanâ yogica è infatti basata sul concetto di «unione», che non si finisce mai di cogliere, di mettere in pratica e raffinare. Secondo tale visione, infatti, il nostro corpo non è che una manifestazione dell'universo, e pertanto contiene tutti gli elementi che sono presenti in quest'ultimo. Allo stesso modo, il mondo «esterno» non sarebbe altro che una manifestazione della nostra mente, in analogia col concetto di Maya, o illusione.
Ma tale constatazione è solo il punto di partenza della visione tantrica offerta dai tre grandi testi classici Hatha-yoga pradipika, Gheranda samhita e Shiva samhita. Il resto è tutto da scoprire.
Le perle del tantra ha innanzitutto il pregio di raccogliere per la prima volta in un unico volume tali testi, oltre a una lunga introduzione che offre una sintesi completa ed accurata agli stessi.
Nell'introduzione il lettore è invitato ad interrogarsi sulla natura autentica del cammino spirituale: se tale bisogno è innegabile nell'uomo moderno, bisogna però far luce sul significato autentico del termine «spiritualità ».
Secondo la visione espressa nel volume saremmo noi stessi i custodi e gli artefici della nostra «emancipazione spirituale». La spiritualità autentica, infatti, non è settaria né dogmatica ed è bene che tutto ciò venga sottolineato esplicitamente. Un vero cammino spirituale è basato sulla sperimentazione ed esplorazione personali, sull'assimilazione profonda, sincera ed autentica di quel che ci viene insegnato dai nostri maestri o dai libri. Solo attraverso ciò, infatti, possiamo gioire della luce e della beatitudine che lo yoga ci regala, con presenza e consapevolezza. E così donarle e condividerle nella vita quotidiana e, a nostra volta, nell'insegnamento. Scaturisce da ciò, una grande «autodisciplina, (...) l'elemento che può maggiormente portare all'Occidente un contributo di arricchimento».
Dalle premesse filosofiche, viene poi passata in rassegna la struttura dei tre testi tantrici, accomunati dal trattamento delle premesse comportamentali; delle âsana; dei mudrâ e bandha; del prânâyâma, della meditazione e del samâdhi.
L'Hatha Yoga Pradipika e la Gheranda Samhita illustrano inoltre le tecniche di purificazione, mentre l'Hatha Yoga Pradipika tratta dei pericoli e rimedi eventuali. L'anatomia energetica è invece raccontata nello Shiva samhita. Al fascino e alla suggestione dell'antica saggezza dei tre testi classici e del loro stile narrativo si aggiunge quindi un serbatoio di conoscenze utili sia agli yogin sia a tutti coloro che operano in campo medico e terapeutico, «alternativo» come ufficiale.
Infine, è bello sapere che, se lo yoga nel suo insieme affonda le sue radici nella convergenza tra la cultura ariana e quella dravidica, quello tantrico è nato in seno alla civiltà più antica dei dravidi: una cultura evoluta, agricola, pacifica e matriarcale. Sono radici ancora salde e presenti. Che vale la pena riscoprire.
Le perle del tantra
a cura di David Donnini
Massari Editore
333 pagine
di Chiara D'Ottavi
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